Sistemazione del giardino di Ca’ Bianca – Divagazioni

Carmine

La maggior parte dei bambini maschi, o per lo meno la maggior parte di quelli che lo erano quando lo ero io (anni settanta, capelli lunghi e ideologie, cucine di formica e treni grigi), una delle certezze che avevano se gli si chiedeva conto di una “cosa“ robusta, indistruttibile, sinonimo di forza e di invincibilità, era il CARRO ARMATO. Per inciso, parlo di un periodo in cui esisteva solamente la SIP, il telefono a gettone e la TV era uno scatolone gigantesco, con un pulsante di accensione con un suono inconfondibile, frequenze in dissolvenza che avremmo riascoltato 20 anni dopo in discoteca.

Per i bambini quindi il carro armato era una scatola invulnerabile di acciaio, un cannone a forma di T e un paio di cingoli. Poteva venire distrutto solamente da un altro carro armato ma anche, per i bambini più istruiti o con un nonno carrista, da una mina. Ma la mina era una scorciatoia al limite dell’illegale. Da codardi. Da imbroglioni. Da non prendere neppure in considerazione.

Da questa idea ingenua, ma chiaramente figlia di una propaganda che non ricordo, ne discende inequivocabilmente un’altra. Se non si prende un carro armato a cannonate, non si rompe mai. Non buca, non rimane senza benzina, passa ovunque tanto ha i cingoli…

I cingoli…

Per tutta la mia infanzia, l’adolescenza e ahimè anche per tutta l’età adulta (fino a qualche giorno fa) il cingolo era un tutt’uno con il carro armato. Una volta che in qualche modo, non era dato sapere quale, il cingolo si veniva a trovare nella posizione designata, era là. E là sarebbe stato per sempre, fino alla morte naturale del carro armato, distrutto dalla ruggine, ma indivisibile. L’idea che un cingolo si potesse rompere, non si formava neppure nel cervello. Non c’è mai stato nessuno che mi abbia detto che il cingolo non si rompe. Era parte del’universo, il sole sorge, “le stelle sono tante, milioni di milioni”, il cingolo funziona. Sulle prime due questioni, la religione ci ha messo le mani, ma sul cingolo no. Era oltre. Prima. Lì da sempre. Un concetto acquisito da tutta l’umanità, così intrinseco nell’uomo che nessuno lo ha mai posto come problema.

Crescendo poi si notano altre cose. Gru, ruspe e tutta una pletora di mezzi cingolati per gli usi più disparati. In questo caso, l’idea di indistruttibilità cala in maniera inversamente proporzionale all’età.

E’ più chiaro che i mezzi si possono rompere, i motori bruciare, la benzina finire. L’invulnerabilità del mezzo cingolato non è più un dogma, e complice anche Lady D, veniamo a sapere che sì la mina è uno strumento da vigliacchi, ma il loro uso non è così limitato. E’ da codardi, è quasi illegale, ma si usa. Ma questa è un’altra storia.

Quindi, fino a dieci giorni fa, i mezzi meccanici cingolati si potevano rompere, ma l’idea che il cingolo potesse smettere di funzionare è ancora al di là della mia capacità di comprenderne il pensiero. Ho cercato di immaginare molte volte l’infinito dell’universo, ma anche il numero di formiche sul pianeta terra, ho cercato di comprendere le follie dell’uomo o il perchè ci fermiamo sempre a guardare la luna. Ma mai, dico mai, il pensiero di un cingolo rotto si è formato nel mio cervello.

Poi è arrivata la motocarriola.

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